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La tanatoprassi oggi in Italia, pur essendo prevista da tutte le Regioni che hanno varato una propria normativa in materia funeraria, attende di essere disciplinata, così come in tutte le nazioni più evolute, da una disposizione statale che determini in maniera uniforme le caratteristiche degli operatori, le necessità e le modalità formative e il riconoscimento della professione attraverso il superamento di un esame di Stato.

La tanatoprassi è l’insieme delle cure rivolte e del «trattamento estetico delle salme prima delle esequie». La parola deriva dal greco thanatos ‘morte’ e praxis ‘pratica’. Il professionista che svolge i trattamenti di tanatoprassi è definito tanatoprattore.

La tanatoprassi è un trattamento “post-mortem” e consiste nella cura igienica di conservazione e di presentazione estetica del corpo dopo la morte, volta soprattutto a di realizzare un processo altamente igienico nel settore funerario e cimiteriale. Nelle ore successive alla morte, infatti, il corpo subisce una veloce trasformazione, con la fuoriuscita di liquidi organici e la presenza di vapori nauseanti, che rendono la veglia funebre traumatica e potenzialmente pericolosa.

Secondo quanto afferma l’Istituto Nazionale Italiano di Tanatoprassi, la tanatoprassi prevede un’iniezione nel sistema arterioso di un fluido conservante e una serie di cure estetiche che consentono di mantenere un’immagine integra del defunto, ritardando per alcune settimane il processo di decomposizione. Inoltre viene garantito il naturale ritorno in polvere del corpo in un tempo massimo di 10 anni, mentre un corpo che non ha subito nessun trattamento può richiedere dai 40 agli 80 anni.

La tanatoprassi presenta i suoi vantaggi anche nell’ambito della medicina legale, infatti fermando la decomposizione della salma si fissano i tessuti e le lesioni come in una preparazione istologica, consentendo così di eseguire le indagini più facilmente: ad esempio studiare meglio la traiettoria di un proiettile ed avere un apporto ai metodi di identificazione medico-legale. In caso di una riesumazione, resa necessaria da indagini giudiziarie, si avranno sicuramente risultati migliori su un cadavere trattato, rispetto a un cadavere in decomposizione.

La tanatoprassi non è da confondere con l’imbalsamazione perpetua, ma è un metodo di conservazione temporanea; fa sì che le salme possano essere conservate dai 10 ai 15 giorni prima della sepoltura.

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