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Detergente DIS-SPAY DODGE

Dis-spray è uno spray detergente che pulisce, sanifica e toglie la sporcizia della superficie del corpo, perché contiene penetranti speciali. Questa funzione è particolarmente utile quando un corpo è morto per una malattia che coinvolge una febbre alta, poiché ciò causerà depositi oleosi sulla pelle.

Può essere usato prima della manipolazione del corpo. Può anche essere utilizzato su aree drasticamente affidate come tumori aperti, lesioni, eczema, ferite, ecc. Applicato con del cotone, è perfetto per disinfettare le aree più affidate dalla decomposizione o dalle parti del corpo visibili durante la decomposizione. Aiuta anche a prevenire funghi e muffe.

INDUMENTI DI PROTEZIONE

(dal Libro: La tanatoprassi. Manuale descrittivo della pratica di tanatoprassi secondo la tradizione francese. PIERRE LARRIBE a cura di Laura Rovina)

INDUMENTI DI PROTEZIONE

I rischi specifici del tanatoprattore

ll tanatoprattore è esposto a numerosi rischi nell’ambito della sua attività professionale.
Il rischio più importante è un rischio biologico a causa del frequente contattocon i fluidi organici (sangue, feci, pus, perdite varie) e, quindi, con germi più o meno patogeni. ll cadavere, inoltre, è esso stesso un terreno adatto alla proliferazione dei germi. Considerare sempre ogni salma come potenzialmente patogena, è preferibile sopravvalutare il rischio di contagio che sottovalutarlo.

Esiste anche un rischio chimico legato alla manipolazione dei prodotti tossici utilizzati per la composizione dei fluidi di conservazione. ll rischio chimico più importante è un rischio corrosivo tenuto conto della concentrazione iniziale dei liquidi in formaldeide (e in fenolo per il fluido di cavità). E’ importante, per il tanatoprattore, manipolare queste sostanze con molta attenzione, proteggendo la pelle da eventuali contatti diretti con questi prodotti. L’utilizzo sistematico dei guanti è una misura senza dubbio adatta.

Esiste anche un rischio d’irritazione delle vie respiratorie e degli occhi a causa dei vapori che sono prodotti da queste sostanze. Anche in questo caso sarà necessario adottare una precauzione nel maneggiarle. ll tanatoprattore dovrà evitare di scuotere i flaconi prima di aprirli, e farà in modo di richiuderli dopo averli utilizzati, inoltre cercherà di lavorare in ambienti sufficientemente areati.

ll tanatoprattore sarà ugualmente esposto a dei rischi d’incidenti dovuti all’utilizzo di strumenti appuntiti o taglienti (aghi, bisturi, forbici, “tubo di aspiro”), dovrà, anche in questo caso, essere prudente per quanto riguarda la manipolazione di questi strumenti, ed in particolare, quando li rimette al loro posto. ll tanatoprattore dovrà provvedere a predisporre una sistemazione separata di questi strumenti.

Indumenti di protezione

La tenuta di protezione del tanatoprattore comprende molteplici pezzi:
II camice: protegge il tanatoprattore ed i suoi abiti dal contatto con il cadavere e le sue impurità. Dovrà essere il più coprente possibile (il camice utilizzato dai chirurghi è il modello più adatto), con delle maniche lunghe e, se possibile, con i polsini stretti in modo che possano essere messi sotto i guanti.

Può essere in tessuto, riutilizzabile dopo lavaggio disinfezione, o fibre non-tessuto, monouso.
Un grembiule di plastica: usa e getta, può essere utilizzato per proteggere il camice (soprattutto quelli in tessuto) Questo evita che il camice sia bagnato imbevuto di liquidi (sangue, acqua o altre sostanze) E particolarmente raccomandato al momento di prendersi cura di un corpo che ha subito autopsie o degli incidenti poiché il rischio di fuoriuscita di liquidi e di fluidi questi casi, più frequente.

I guanti: assolutamente indispensabili, sono in lattice fine, usa e getta il tanatoprattore avrà spesso interesse a mettere 2 paia di guanti in modo da limitare i rischi: se i primi guanti si rompono, i secondi possono proteggere le mani. E’ una buona abitudine cambiarli spesso. ll tanatoprattore può anche utilizzare dei guanti più spessi in particolare quando si occupa di corpi che hanno subito autopsie o incidenti.
E’ consigliato anche di utilizzare dei guanti anti-taglio, questi sono dei guanti fatti con delle fibre capaci di resistere ai tagli. Attenzione, però, questo tipo di guanti non rappresentano una barriera impenetrabile e necessitano di essere utilizzati sotto un paio di guanti in lattice.

La mascherina: è una mascherina di tipo chirurgico, in carta o tessuto: Questa maschera è utile per proteggere il tanatoprattore contro l’inalazione dei germi sospesi nell’aria. Al momento della manipolazione del corpo, facendo pressione sulla cassa toracica l’aria contenuta nel cadavere è di conseguenza espulsa può diffondere nell’ambiente dei germi che potrebbero essere inalati dal tanatoprattore.

Gli occhiali:  sono degli occhiali protettivi, in plastica, leggeri, con una forma che sia il più coprente possibile. Servono a proteggere gli occhi del tanatoprattore dal rischio di schizzi di liquidi, che possono essere o le sostanze utilizzate tanatoprassi o i fluidi corporei usciti dal cadavere

I coprimaniche (o manichette): sono delle maniche di plastica, strette estremità da degli elastici, che si infilano negli avambracci sopra le maniche del camice. Proteggono le maniche del camice evitando che siano bagnate o sporcate dai liquidi (sangue, acqua o sostanze varie).

I copri-scarpe: sono usa e getta, in materiale non-tessuto, nei quali si infilano le scarpe in modo da proteggerle. I copri-scarpe, inoltre, evitano che le suole siano in contatto diretto con il pavimento della stanza  in cui lavora il  tanatoprattore, e quindi impediscono che siano contaminate da germi o materieche si trovano sul pavimento.

II cappello (o “bustina”): è un accessorio usa e getta destinato a coprire i capelli in modo da evitare che siano contaminati dai germi presenti nell’aria o dallo schizzo di liquidi. Questo permette anche di poter portare i capelli lunghi, evitando che si trovino in contatto con il cadavere al momento della manipolazione da parte del tanatoprattore.

La combinazione di protezioni: esistono delle combinazioni usa e getta, che ricoprono completamente il corpo del tanatoprattore ad eccezione del viso e delle mani. Questa combinazione può rimpiazzare il camice, il copri-scarpe e il cappello. Deve essere completata dai guanti, da una mascherina e dagli occhiali protettivi, ed eventualmente, dal grembiule monouso.

Igiene personale
ll tanatoprattore curerà una buona igiene personale, in  particolare per le mani, che non esiterà a lavare spesso con acqua e sapone. E’ da ricordare che un buon modo per lavarsi correttamente le mani consiste, dopo aver inumidito le mani, di strofinarle con il sapone per un minuto buono. Non si dimenticherà di spazzolarsi le unghie, soprattutto se lunghe. Le mani sono quindi asciugate di preferenza con un asciugamano di carta, usa e getta. Va da se  che una presentazione pulita e curata è importante per il tanatoprattore, se vuole prendersi cura dei defunti, deve prima di tutto saper prendersi cura di sé.

Manutenzione dei locali dove il tanatoprattore è chiamato a lavorare:
Al momento in cui il tanatoprattore interviene in una sala tecnica d’una camera funeraria o di una camera mortuaria, deve per prima cosa rispettare i regolamenti interni della struttura.

Dovrà ugualmente sistemare e lavare il materiale che è messo e sua disposizione: il tavolo per l’autopsia, l’acquaio, i piani di lavoro e il pavimento.

Se autorizzato lascerà i rifiuti speciali nei recipienti adatti, altrimenti, li porterà con lui e si prenderà carico del trattamento per il loro smaltimento.

Le misure d’igiene a domicilio
Al momento di prendersi cura di un corpo presso il domicilio, il tanatoprattore dovrà avere un’attenzione particolare su determinati punti. Prenderà quindi tutte le misure necessarie per proteggere il luogo dove lavora (traversa sul letto, fatta scivolare sotto ii corpo del defunto, proteggere il suolo ed i mobili dove poggia i suoi strumenti). Controllerà che il luogo dove lavora sia sufficientemente ventilato al momento dell’operazione. Ben inteso, rimetterà a posto ciò che sposta, e rimetterà in ordine le lenzuola, o le cambierà, se necessario.

VESTIZIONE, PREPARAZIONE FINALE E PRESENTAZIONE

(dal Libro: La tanatoprassi. Manuale descrittivo della pratica di tanatoprassi secondo la tradizione francese. PIERRE LARRIBE a cura di Laura Rovina)

Toilette finale
Una volta terminato il trattamento del corpo, il tanatoprattore procede ad una toilette finale della salma. La pulisce con un guanto da toilette o con una spugna (o una salvietta). Infatti, durante lo svolgimento dell’intervento, malgrado le precauzioni prese dal tanatoprattore, possono prodursi delle perdite di sangue o di altre materie. Il tanatoprattore toglierà inoltre le tracce della crema di massaggio. Il corpo sarà in seguito asciugato, e così anche i capelli.
Si procederà alla rasatura (se non è già stata fatta precedentemente).

Richiami sulle usanze dell’abbigliamento e sequenza della vestizione
La salma sarà in seguito vestita con gli abiti scelti dalla famiglia. E’ importante ricordarsi che tutti gli abiti devono essere messi sul corpo, compresa la biancheria, cinture, bretelle, scarpe, ecc…
La biancheria intima viene infilata per prima, (mutande o boxer, calzini, calze o collant, reggiseno, canottiera o tee-shirt.
Passeremo quindi agli abiti della parte superiore del corpo (camicia o camicetta, fino al vestito). Potremmo mettere intorno alla testa della salma al momento di queste operazioni, un panno od un foglio d’ovatta. Gli abiti verranno infilati dalle maniche sulle braccia alzate del defunto, con il collo poggiato sul ventre e la base del vestito sulla testa. I giro-manica, saranno quindi posizionati correttamente a livello delle spalle, poi gli abiti saranno fatti indossare passando per la testa. Presteremo attenzione a ben posizionare gli abiti sulla schiena e sulle spalle prima di chiudere i bottoni.
Conviene quindi infilare l’abbigliamento inferiore (pantaloni o gonna). Successivamente gli abiti (gilet, maglione, giacca…) infilati con lo stesso metodo descritto più in alto.
Terminiamo con i vestiti tipo mantella, impermeabile, soprabito, quando sia richiesto.
NB: per gli interventi effettuati in Francia, se l’ufficiale di polizia che assiste è assente, il tanatoprattore non dimenticherà di far scivolare nel calzino o in basso il flacone contenente un campione di liquido arterioso. In caso contrario consegnerà il flacone all’ufficiale che lo fisserà sul corpo, “di preferenza alla caviglia destra”.
Gli accessori come le cravatte, gioielli, sciarpe e foulard, cappelli, occhiali saranno messi per ultimi, una volta che tutti gli abiti saranno stati infilati o che trattamenti cosmetici sono stati completati.
Metodiche particolari (nodi della cravatta, papillon, …)
Il tanatoprattore dovrà apprendere i differenti modi per annodare le cravatte ed i papillon.
I polsini delle camicie dovranno essere provvisti di gemelli. Se questi non sono stati forniti, verrà fatto un punto con il filo per mantenerli attaccati.
Per infilare il reggiseno, sarà preferibile agganciarlo prima di metterlo, ed infilarlo come una canottiera. Questo per evitare di dover sollevare il corpo per agganciarlo dietro alla schiena. Per infilare i guanti senza troppe difficoltà, è sufficiente piegare il polso in modo da distendere ed aprire le dita sulle quali possiamo quindi inserire guanti.

Acconciatura
Capelli naturali
I capelli dovranno essere lavati ed asciugati.
Una volta vestita la salma, ed il defunto disteso nel modo in cui sarà presentato alla famiglia, il tanatoprattore procederà all’acconciatura dei capelli. Dovrà rispettare al meglio il modo nel quale il defunto si acconciava. L’osservazione di una fotografia, consegnata dalla famiglia, potrà fornire consigli preziosi. Alcune pettinature lasciano delle “pieghe” ed i capelli prendono facilmente la loro posa.
Eviteremo di tirare sistematicamente i capelli all’indietro, in particolare per le donne. Le acconciature un po’ più elaborate saranno fissate con lacca o gel per i capelli.


Capelli posticci e parrucche
Questi verranno messi una volta che il corpo sarà preparato nel modo in cui verrà presentato alla famiglia.
Mettere parrucche e capelli posticci è molto delicato poiché questi accessori sono fatti per essere sistemati su persone posizione verticale. Conviene quindi attenersi ad un metodo preciso per infilare le parrucche. In generale queste saranno infilate sulla fronte e fatte poi oscillare dietro la testa in modo che la frangia venga a ricoprire la fronte con un aspetto il più possibile naturale. La parrucca potrà essere fissata con delle pinzette per capelli su dei capelli naturali. Una piccola striscia di adesivo (per esempio un pezzetto di scotch “double face”) potrà ugualmente aiutare a mantenere la parrucca su di cranio che presenta un’alopecia. La parrucca dovrà essere pettinata, preferibilmente con una spazzola.

Cosmesi

(dal Libro: La tanatoprassi. Manuale descrittivo della pratica di tanatoprassi secondo la tradizione francese. PIERRE LARRIBE a cura di Laura Rovina)

Cosmesi
Descrizione e finalità:
La cosmetica è una tappa molto importante dell’intervento del tanatoprattore. Si tratta più precisamente d’un riequilibrio delle colorazioni del volto del defunto. In efletti il viso delle salme presenta un aspetto molto pallido, uniformemente spento, poiché il sangue non circola più nei piccoli capillari sotto la pelle. Per evitare quindi che il defunto sia “pallido come un morto”, conviene al tanatoprattore compensare questa assenza di colorazione.

Si tratta di un lavoro che deve essere estremamente sottile, adatto al volto del defunto, che non ha niente a che vedere con il trucco (che potrà però essere fatto dal tanatoprattore su richiesta della famiglia). Familiari ed amici, guardando il loro defunto, dovranno trovargli una “buona cera” senza poter definire precisamente da dove viene questa sensazione.
Certamente ci sono famiglie alle quali questo riequilibrio potrà creare uno shock, sarà quindi sufficiente, con l’aiuto di un fazzoletto di carta imbevuto di crema da massaggio (o latte detergente), ritirare questa leggera colorazione.

Ma in generale, se questo riequilibrio viene finemente adattato, la famiglia apprezzerà il risultato del lavoro del tanatoprattore (il fatto che il corpo non si “trasformi” non viene percepito dalla famiglia e dai parenti).

ll volto
Pulizia e crema di base
Il viso verrà in un primo tempo pulito. Le labbra e le parli sottoposte a delle sfregature (per esempio le zone che sono state rasate) saranno, se non è già stato fatto, spalmate di crema idratante che rallenterà l’evaporazione e la disidratazione dei tessuti.
Poi un po’ di crema per il massaggio sarà messa finemente sull’insieme del viso. Questo lieve strato di crema sevirà come base per le creme colorate che saranno applicate sulla pelle. L’eccesso verrà poi levato con l’aiuto di un fazzoletto (eviteremo di utilizzare il cotone che offre l’inconveniente di lasciare dei pelucchi).

Scelta dei colori
Si usano in genere cosmetici per il teatro perché più coprenti. La scelta del colore dipende dal colorito del defunto. ln generale le persone giovani potranno portare delle tonalità un po’ “vive” e saranno invece riservate per le persone anziane tonalità più “spente”.
La colorazione delle labbra è importante, eviteremo di utilizzare delle tinte rosate e saranno invece privilegiate le tinte rosso carminio, mescolate con una sfumatura di marrone/bruno.
Per mascherare le macchie di colore, utilizzeremo per una prima applicazione, il colore complementare della macchia da dissimulare (del rosso per una macchia verde, dell’arancione per una blu, del viola per una colorazione giallastra e viceversa). ln seguito ricopriremo tutto con una crema colorata dalle tonalità più simili al resto della pelle.

Applicazione del colore
I colori sono, in generale, applicati con un pennello. La crema colorata va spalmata partendo dal centro della zona da riequilibrare verso la periferia presteremo attenzione al fatto che l’applicazione del colore vada in decrescendo fino alla zona non colorata.
In generale sul volto, oltre alle labbra, riequilibreremo i colori della fronte, del naso, del mento e delle guance.


La cipria
Una volta applicata la crema colorata, il tanatoprattore utilizzerà una cipria leggera e trasparente che applicherà sul viso (con l’aiuto di un pennello o di una spugnetta per cipria), per opacizzare la pelle, evitando così i riflessi. Si sarà precedentemente preoccupato di proteggere abiti e capelli con un foglio d’ovatta od un panno.
Le ciglia e le sopracciglia (eventualmente baffi e barba) saranno spazzolati togliere la cipria che potrà essersi depositata.

Altre parti del corpo suscettibili di ricevere delle cure cosmetiche.
Il volto non è la sola parte che può ricevere un riequilibrio dei colore.


Le mani
In generale si tratta del dorso delle mani (ed eventualmente il prolungamento verso l’avambraccio) che può necessitare di un trattamento cosmetico. Procederemo quindi nella stessa maniera del volto (crema per massaggio come base, applicazione dei colori e poi della cipria).
ll collo ed il decolté
A seconda del tipo di vestiti portati dal defunto (e delle macchie da nascondere) un riequilibrio potrà essere eventualmente necessario a livello del collo e della scollatura. Le tecniche sono simili a quelle per il volto e le mani.


Le orecchie

Se le orecchie presentano ancora delle tracce degli ematomi cadaverici, sarà necessario mettere in opera un trattamento complementare. La tecnica è la stessa (base di crema per massaggio, colore complementare per neutralizzare i lividi, poi tinta naturale e cipria).
Faremo attenzione a stendere il colore anche sulla parte dietro l’orecchio.
L’interno dell’orecchio dovrà avere un aspetto un po’ più scuro della parte esterna.

lncidenza deII’ilIuminazione e delle fonti luminose.
E importante che il tanatoprattore lavori al riequilibrio dei colori del defunto tenendo conto anche dell’ambiente dove questi sarà presentato ai suoi cari (per quanto possibile).
L’illuminazione infatti gioca un ruolo importante sull’aspetto del defunto. Se il lavoro del tanatoprattore si svolge nella sala tecnica di una camera funeraria, dove l’illuminazione proviene da tubi al neon in modo crudo e diretto, la salma sarà invece presentata ai suoi cari in una sala provvista d’illuminazione indiretta dalle tonalità calde, il che rischia di determinare sul lavoro di riequilibrio dei colori, un aspetto eccessivo del trucco o al contrario questo può apparire debole o inesistente.

Scopo della moderna tanatoprassi

(dal Libro: La tanatoprassi. Manuale descrittivo della pratica di tanatoprassi secondo la tradizione francese. PIERRE LARRIBE a cura di Laura Rovina)

La tanatoprassi è un metodo utilizzato per ritardare la tanatomorfosi e
permettere ai familiari di un defunto di rendergli omaggio in condizioni di
igiene e decenza ottimali.
Il termine “TANATOPRASSl” è recente: è stato creato ‘nel 1960 dai
professionisti del settore funerario francesi per proporre alle famiglie in lutto una “nuova” prestazione rispetto alle pratiche esistenti fino ad allora.

La parola è stata costruita usando due radici greche:

THANATOS
Nome della divinità rappresentante la morte nel pantheon greco.

PRAXEIN
Verbo che significa “manipolare, mettere in opera, realizzare”.

Questo nuovo termine stato scelto per evitare l’uso del termine “imbalsamazione”, tuttora adottato nei paesi anglosassoni.
ln effetti, le tecniche imbalsamatorie, descritte precedentemente, differiscono notevolmente da quelle della tanatoprassi, sia per la procedura che per la loro finalità.
Infatti, la finalità dell’imbalsamazione è quella di evitare la tanatomorfosi del corpo e di assicurarne la conservazione attraverso la disidratazione, allo scopo di permettere all’anima del defunto di rientrare nel corpo che l’aveva ospitata. Le cure di tanatoprassi mirano, a ritardare la tanatomorfosi permettendo ai familiari di un defunto di avere il tempo per assicurare dei funerali dignitosi senza che l`immagine del defunto presenti un aspetto orribile. La tanatoprassi non cerca, nè risponde a preoccupazioni di ordine metafisico.

La tanatoprassi, infatti, consente contemporaneamente:

  1. La disinfezione. I liquidi conservativi che iniettiamo uccidono gran parte degli agenti patogeni e dei microrganismi presenti.
  2. La conservazione. ll trattamento permette di bloccare temporaneamente i processi putrefattivi, in modo che il cadavere non rilasci liquidi o gas o cambi di colore.
  3. Il ripristino. ll procedimento consente di mantenere un aspetto naturale eliminando la lividità mascherando con il trucco eventuali altre macchie e ferite.

    Oggi due sono gli obiettivi principali: poter tenere la salma in casa senza alcun pericolo per i familiari e senza odori, preservare l’aspetto della salma per il periodo necessario al distacco.

    ll processo moderno di tanatoprassi è destinato a ritardare la decomposizione quel tanto da consentire alla famiglia di separarsi dal defunto senza fretta, secondo il tempo di cui ha bisogno, in modo che anche parenti ed amici lontani possano rendere omaggio alla salma, consolare la famiglia per la perdita subita.
    Il trattamento è particolarmente utile nei trasporti internazionali o comunque nel caso di lunghe distanze, ma anche per la conservazione dei cadaveri, o di parti, destinati allo studio anatomico. La componente di presentazione estetica poi si rivela molto utile non solo per dare alla salma un aspetto sereno, ma anche per eliminare le deturpazioni causate da traumi o ferite.

    D’altra parte occuparsi dell’aspetto fisico dei morti non è una caratteristica esclusiva della tanatoprassi, se ben guardiamo non c’è un solo popolo che non rivolga al cadavere delle attenzioni estetiche volte a purificarlo. I corpi spesso devastati dalle malattie, dalla sofferenza o dall’agonia, recuperano una vita sociale, diventano il centro di attenzioni, estrema testimonianza di amore, affetto e rispetto. Gli interventi estetici più o meno invasivi preparano il corpo per il rito funebre vero e proprio.

    Anche nella tradizione Cristiana l’aspetto fisico dei cadaveri assume una notevole importanza, le biografie dei Santi sono spesso accomunate dalla metamorfosi del loro cadavere. I Santi, caratterizzati, in genere da una vita di sofferenze fisiche, alla morte riacquistano per miracolo l’integrità corporea, la bellezza e serenità di un volto addormentato, il colorito e la morbidezza di una persona viva, un riconoscimento della loro testimonianza di fede ed un preludio alla resurrezione dei corpi.

Imbalsamazione e mummificazione

(dal Libro: La tanatoprassi. Manuale descrittivo della pratica di tanatoprassi secondo la tradizione francese. PIERRE LARRIBE a cura di Laura Rovina)

Nella lingua italiana esiste una sostanziale differenza di significato tramummificazione ed imbalsamazione, anche se nei linguaggio comune non sifa pressoché alcuna distinzione.

Se il corpo si è conservato naturalmente, senza l’intervento umano e senza alcuna manipolazione, questo corpo è mummificato.

La parola mummia fu usata inizialmente dagli Arabi d’Egitto per designare una sostanza di origine petrolifera impiegata nelle pratiche di imbalsamazione dei cadaveri. l primi viaggiatori greci giunti in Egitto attribuirono poi per estensione il termine “mummia” ai cadaveri cosparsi con tale materia prima, tramandando così questo nome nelle lingue moderne.

Se un corpo è stato sottoposto artificialmente a pratiche chimico/fisiche chene impediscono la decomposizione si deve parlare di imbalsamazione.

ll termine deriva dal Greco Balsamon cioè balsamo (mettere in balsamo) richiamando l’idea delle sostanze utilizzate a tale scopo. ln un individuo adulto circa il 70% del corpo è costituito da acqua; afiinché non si inneschi il processo putrefattivo, il corpo deve essere privato.

La sostanza organica si può conservare attraverso:

Calore: il caldo può conservare un cadavere solo perché permette eliminare l`acqua.

Affumicazione: il fumo di legna produce due azioni: una fisica essiccamento dovuto al calore; ed una chimica dovuta al fenolo e ad altre sostanze antisettiche da esso derivate che facilitano la sterilizzazione.

Freddo: con il congelamento si ottiene una sospensione dell’attività deimicrorganismi e degli enzimi autolitici; cessato l’apporto di freddo, cessa anche la conservazione della sostanza organica.

Corificazione: è il processo di concia naturale: un corpo immerso in acqua ricca di sostanze tanniche (presente nella corteccia di numerose piante comela quercia), assume la consistenza del cuoio, diventando imputrescibile. Si può verificare anche in casse di zinco ermeticamente chiuse (azione diconcia dello zinco).

Saponificazione: l’idrolisi rapida dei trigliceridi che si trovano nel pannicoloadiposo sottocutaneo, produce grandi quantità di saponi ed acidi grassi che vanno a rivestire il cadavere costituendo una barriera per i microrganismi, avviene in cadaveri sepolti in terreni umidi, in acquitrini e a volte anche in acqua, è indispensabile l’assenza di aria.

Sostanze chimiche: naturali o sintetiche che hanno un’azione inibente neiconfronti dei microrganismi, es. cloruro di sodio (sale da cucina), zucchero, olio, aceto, miele, alcol, antibiotici, solo per citarne alcune.

Conservazione in atmosfera di gas inerte (gen. Azoto) opportunamente umidificato – bombardamento con radiazioni ionizzanti: metodi utilizzati per laconservazione delle mummie nei musei.

Mummificazione

Mummie naturali si trovano quasi in ogni parte del mondo.

La mummificazione è un processo spontaneo al quale può essere soggettoogni individuo, dipendendo esclusivamente dal verificarsi di particolaricondizioni chimico-fisiche del luogo di inumazione.

Esistono tre ambienti particolarmente favorevoli alla mummificazione:

Deserto caldo e freddo

La temperatura ambientale ritarda o blocca completamente l’attivitàmicrobica, nello stesso tempo l’aria secca che penetra nelle sepolture grazieall’incoerenza della sabbia, disidrata i tessuti. Si conservano discretamenteanche gli organi interni eccetto il cervello. Alla buona conservazione dei corpicontribuiscono anche sali minerali presenti in gran quantità nei terreni sabbiosi.

Sono state trovate numerose mummie naturali: in Egitto, Perù, Cile, StatiUniti, Messico, Cina risalenti ad un periodo compreso tra il 3000 a.C. (Egitto)al Xll secolo (Stati Uniti). Caratterizzate tutte da una sepoltura nella sabbia o in ambienti chiusi ma molto areati.

Ambiente freddo, secco ed areato.

La bassa temperatura e la scarsità di ossigeno ritardano il processo didecomposizione, l’aria secca e fredda favorisce la disidratazione, il freddo poiconserva i corpi cosi mummificati, anche gli organi interni sono benconservati. Le mummie devono essere conservate in modo da mantenere le condizioni ambientali in cui si è verificato il processo, possono andare bene delle celle refrigerate.

Si sono avuti ritrovamenti di lnuit in Groenlandia, di Lama in Tibet, diesploratori o soldati sulle Alpi, sulle più alte vette del mondo o al Polo nord, e soprattutto di bambini inca sacrificati agli dei sulla cordigliera delle Ande.

Ambiente palustre freddo

L’assenza di ossigeno, l’abbondanza di acido umìco e di sostanze tanniche,unite alle basse temperature che rallentano i processi decompositivi, hannopermesso la conservazione di numerosi cadaveri. Le basse temperature sono essenziali, rallentando i processi decompositivi, danno il tempo all’acido umico e ai tannini di conciare la pelle.

l corpi delle paludi o Bog Bodies, come vengono chiamati, sono stati trovati in gran parte nelle torbiere (un tempo paludi) del nord Europa: Inghilterra,Irlanda, Scozia, Olanda, Germania, Norvegia, Svezia e Danimarca. Risalgono ad un periodo compreso tra il l millennio a.C. all’lV-V sec. d.C. Si tratta, in genere, di condannati a morte e di esseri umani sacrificati agli dei.

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